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undecima 225

Chè in Uom non mai piena virtù contiensi,
     Se in noi Dio senza noi co’ moti primi
     348Grazia non dia, che a tanto don conviensi.
E ben di Dio tai pie geste sublimi
     Son in Dio senza l’Uom, che divien reo,
     351S’ei primo d’esse facitor s’estimi.
Fuor d’ogni merto uman Dio queste feo
     Prove in terra fra il gaudio e il duol divine
     354Ne’ Spirti, ch’ei di caritade empieo;
E queste innova infra delizie, e spine
     Su l’Alme ignude, cui rubigin presa
     357Dal corpo lor tarda il beato fine;
E con tal fiamma agitatrice, e accesa
     D’onnipotente amor penetra e cribra
     360L’Anima a lui, non a sè stessa, intesa,
Ch’io sento in me, che un infinito vibra
     Gaudio e infinita pena, e quello e questa
     363Dentro me quasi in pondo egual si libra.
Nova inudita a te si manifesta
     Arte d’ Amor, che in me dogliosa e lieta
     366Tormento e pace, e affanno e gioja innesta.
Il ritardar m’ affligge, e insiem m’accheta
     Il pietoso voler di Lui, che amando
     369Più bella fammi in allungar la meta:
Ben provo ognor, che più cocenti io spando
     Sospir, che Amor più a sè mi trae, che al Cielo
     372Chiamata son; ma non so come, o quando.
Cose oltre al naturale ordin ti svelo:
     Ma perchè a te, che fra caligin siedi,
     375Col troppo folgorar fann’ombra e velo,
Di quel che in parte intendi, e in parte credi
     Eccoti un paragon fido, che allumi
     378I tuoi dubbj pensier: Volgiti, e vedi.