Ristetti, inorridii, sdegnai le prime
Incaute brame, che me spinser lasso 117Quelle a calcar piagge deserte ed ime;
Poi vergogna ed amor al dubbio passo
Diér moto sì, che lentamente salse 120Pe’ gradi, che cignean il tetro sasso:
Ma ribrezzo in toccar l’urna m’assalse,
E la mia lena interna al terror mista 123Il gel nascente a superar non valse.
Tremando alfin afferrai l’orlo. Ahi vista
Squallida, lagrimevole, dogliosa, 126Ahi d’umana beltade immagin trista!
Su letto di putredine schifosa
Giacca dal tempo nel suo morder forte 129L’estinta spoglia avidamente rósa:
Fitti i rai spenti entro l’occhiaje smorte,
Guaste le labbra, aperto il petto, e l’anche 132Gonfiate, e tinte di livida morte:
Rigide e impallidite le man bianche,
Dilacerato il grembo, e combattuto 135Dalle serpi non mai nell’ira stanche:
Lezzo, noja ed orror quel, che rifiuto
Fu degl’ingordi vermi, ed era in lei 138La più vezzosa parte il cener muto.
Abborrii sì que’ lordi avanzi e rei,
Che colla fronte addietro volta io mossi 141Giù dagl’infausti gradi i passi miei;
E colmo di stupor, quasi un Uom fossi
Che sogna, e a sè chiede se vegli, o dorma 144Fra i dubbj dal sognar stesso in lui mossi,
A me chiedea: Vera, o ingannevol forma
Gli affascinati miei sensi delude? 147Travidi? o pur del piè la stabil orma