Ch’io m’avvidi esser nido, in cui rinforze
Vipera, od aspe il giovanil veleno 84Dalle svestite loro aride scorze.
Nudo squallor, mesto silenzio, e appieno
Sterili, e di beltà piagge sfornite 87Mi poser quasi a seguir oltre il freno;
Ma lo scopo destò le sbigottite
Voglie, e sì forte il corpo mio sospinse, 90Che le sabbie dal piè striser più trite.
Nè il desío fra il cammin lungo s’estinse,
Anzi addoppiò il vigor per vincer tutto 93Quel solitario loco; e alfin lo vinse.
Giunto dove il mio duol m’avea condutto,
Mirai cinto d’altissime colonne 96Un monumento di funebre lutto,
Nella volta di cui con varie gonne,
E d’elette virtù coi segni vari 99Sculte in pietra sedean piangenti Donne.
Sotto i curvati, e fra di lor contrari
Archi reggenti la testuggin erta 102Stava di marmi peregrini e rari
Tomba feral, ma nel coverchio aperta,
Che parea da tremoto, o turbin fiero 105Pel diroccato suo colmo scoperta.
Vergate d’oro in un macigno nero
Tai brevi rilucean lugubri note: 108Sacro all’ottimo Dio massimo e vero.
Quella, che fia specchio all’età rimote
Del vedovile onor, che afflitto or tace, 111Nota in pietade anche alle genti ignote,
Amennira (ahi che lessi!) oimè! qui giace.
Chiunque l’orme in queste sabbie imprime, 114Riposo preghi alla sciolt’Alma e pace.