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ANNOTAZIONI
ALLA DECIMA VISIONE.
P. 194. | Come in queste soggette a lei contrade ec. |
Anche i Demonj conoscono la virtù, e sono costretti a lodarla, benchè l’odiano in chiunque si trova. Non dee perciò recar maraviglia, se l’Autore fa che l’Angelo della Morte racconti distintamente agli altri Demonj le virtù della defunta Principessa, volendo quindi trarne motivo di vanto e di diabolica contentezza, per aver messo a morte l’Infanta Luigia, e avere spento in lei il chiaro lume delle odiate sue virtù. Il discorso passa familiarmente e in secreto tra lui e gli altri Demonj.
A prova ancor più sicura e certa di quanto asserisce l’Autore circa i diversi pregi dell’anime, abbiamo l’esempio del celebre Ingegnere Bartolommeo Ferracino, nomo di bassissima estrazione, senza coltura veruna di lettere, nè di studj, il quale nondimeno è riuscito mirabile sino dalla sua tenera età nelle invenzioni meccaniche, di semplicità insieme e sodezza singolare, come fede ne fanno, tra le altre sue opere, il famoso Ponte di Bassano, e la macchina Idraulica del Signor Cavaliere Belegno.
P. 195. | Degli antichi odj armato, e d’ardimento |
Agli odj eguale io dalle labbra immonde | |
In lei spirai l’imputridito vento ec. |
Qui cade in acconcio d’osservare, che gli Ebrei anticamente erano persuasi, che quasi tutte le malattie incurabili e sconosciute fossero cagionate dal Demonio. E infatti veggonsi nell’Evangelio parecchj epilettici,