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decima 201

Poi tutta insiem la turba al Cielo infida
     Sparve dentro a caligin improvvisa,
     381E la caligin suonò d’urli e strida.
Ed ecco un carro aspro di gemme, e in guisa
     Di gloríosa pompa e trionfale,
     384E sovra il carro eterna Donna assisa.
Cinta è da manto inargentato, quale
     Di colma luna avvien, che il disco allumi;
     387In cui tinti da man d’arte immortale
Splendon uomini e belve, e in varj lumi
     La notte, il giorno e la nascente aurora,
     390E quanta terra abbraccian mari e fiumi.
Grave pensoso ha il viso, e ad ora ad ora
     Rifolgora seren; ch’alto sospesa
     393Fiamma triangolare il crin le indora.
Un occhio a par di viva stella accesa
     Le irraggia il sen: l’eburnee dita strette
     396Della sinistra arcata in parte e stesa
Tien su libro fatal chiuso da sette
     Infrangibil sigilli, in cui l’impresso
     399Divino Agnel l’immagin sua riflette.
Piega ella il destro braccio e su convesso
     Scudo l’appoggia: tra fulminee strisce
     402Chi è forte a par di Dio? leggesi in esso.
La mano un vaso in rovesciar largisce
     Rorido umor, che per le fibre gira
     405D’ogni terreno germe, e lo nudrisce.
Niuna o queta belva, o indocil tira
     L’augusto carro vincitor dei venti,
     408Chè spirito motor le rote aggira.
Cento e più legíon di Spirti intenti
     Della provvida Donna al cenno, e pronti
     411Mostra ampia fean d’innumerabil genti: