E folto di stendardi un cerchio ordíro;
Ma il Condottier, ch’ argin non pose, o sbarra 183Ai moti, che letizia in lui scopríro:
S’io ti diei, disse, non ignobil arra
D’onor dovuto al tríonfal tuo merto, 186Dell’opra, onde vanto hai, l’ordin mi narra;
Nè dubitar, che il suon mi giunga incerto,
Perchè l’orecchio mio dai serpi orrendi 189A pietà chiuso è a crudeltade aperto.
E il lordo Angelo a lui rispose: Ah! prendi
Dai mesti detti miei duro argomento 192D’ira e trionfo no, ma scorno attendi.
Degli antichi odj armato, e d’ardimento
Agli odj eguale io dalle labbra immonde 195In lei spirai l’imputridito vento,
Per cui dove il vitale umor s’asconde
Maligno seme infusi, e tutte resi 198Del tosco mio le interne vie feconde.
S’ottenebráro i dolci occhi, e rappresi
Da febbrifero ghiaccio i nervi diéro 201Inordinato corso ai succhi offesi.
Ben Luisa avvampando in ardor fiero,
Che le struggea fin l’intime midolle, 204Della sua certa morte ombrò il pensiero,
E inquieta di sè, men che del molle
Scopo degli amor suoi, tai voci sciolse, 207Che tristamente acceso il cor dettolle:
Lassa! perchè l’amor mio, che m’avvolse
In sì tenere fiamme, ei stesso lunge 210Dal caro obbietto i passi miei rivolse?
S’ei l’Alme dai pensier gravi disgiunge,
Come ingombrò della ragion del Regno 213La mia, che amata indarno ama or da lunge?