Guarda come vittrice ergesi, e ingombra
Fra pianto e orror il vasto Impero tutto 606Nell’ostil braccio la terribil Ombra.
Guardasti: e il femminil tuo ciglio asciutto,
Qual cometa, che in fier lume sfavilli, 609Su chi lo minacciò rivolse il lutto.
Non più i nemici tuoi cantan tranquilli
Sotto le insegne, e più fischiar non fanno 612Al vento íemal mille vessilli:
Nè i lor destrier dall’ampie nari danno
Fumo di guerra, e nel vantato corso 615Non più i crin dietro appena al piè sen vanno;
Nè alteri mordon lo spumante morso,
Nè invitan più coll’agitar dell’anche 618Alla battaglia i cavalier sul dorso.
Sparver: e Dio languide rese e stanche
Le tremende lor destre, e gelar feo 621Per l’ultimo pallor le facce bianche.
Chi a te puote ridir di quanta ardeo
Vendicatrice fiamma il cor feroce 624De’ Duci tuoi? Quanta per lor caddeo
Confusa turba fra la strage atroce,
Mentre il gran Condottier null’arti intatte 627Lasciò in pugnar col ferro e colla voce?
Illustre è l’esser teco; ogni altro abbatte
Valor la tua di Dio virtude armata, 630Per cui fin dalle sfere Amor combatte.
Già i mesti agricoltor, cui dura, ingrata
Fuga le natíe tolse aure benigne, 633Tornando ove perì l’Oste spossata,
Danzan pur lieti fra le tronche vigne
D’ellera cinti e di frondosi dauchi: 636E sedenti su l’erbe ancor sanguigne