E poi che in sé l’aura superna accolse,
Che alla fervida prece impennò l’ale, 243Tai detti, più che il labbro, il cor disciolse;
Dio di Pace e d’Amor, io Donna frale,
Cui tu già désti negli aviti Regni 246All’antico splendor lo scettro uguale,
Chieggio alla tua pietà, che non isdegni
L’umil mio voto, e delle ostili squadre 249A trionfar nel Nome tuo m’insegni;
Chè nulla o in generose opre, o in leggiadre
Puote umano voler, se tu gli neghi 252Lena e valor, che del valor sei padre.
Tu il vedi, e il sai, pria che ti porga i preghi,
Qual rovinoso contra me torrente 255D’armi dall’Aquilon crudo si sleghi.
Una feroce e formidabil gente,
Che te invoca, e adorar poi te ricusa 258Vero sotto il tuo vel Uom-Dio presente,
Me assale e turba. Già pria la delusa
Dall’amistà Sassone Terra oppresse 261Per l’escluso suo Re triste e confusa;
Or segue il suo feral corso, e le stesse
Barbare guerre ne’ Boemi liti, 264Che in preda al ferro usurpator elesse.
Tu, poiché avvien, che qui fra noi t’inviti
Il tuo tenero Amor, nè prendi a schivo, 267Che l'Uom te chiuso in mistic’ombra additi,
Sorgi, vendica te, vendica il divo
Immenso Amor. Sappia fra i suoi furori. 270Che tu m’ascolti entro quest’Ostia vivo,
Il popol fier, che scema a te gli onori
Di tua Divinitade, e suo malgrado, 273Se non l’Amor, almen lo sdegno adori.