381Nè perch’io ti sembrai forse ritroso
A sviluppar dall’anima fedele
Questo, ond’ella gemea, laccio doglioso, 384Tu contro a me tentar puoi le querele;
Ch’io dal lato di Dio, che mi diè l’ali,
Non nacqui, e non potea nascer crudele. 387Ma in lor fermezza irrevocabil tali
Fúro i decreti della Mente immensa,
Ch’ei pene avesse al voler sommo eguali, 390Che a me dato non fu sgombrar la densa
Schiera de’ mali, che per te l’assalse,
Nè scemar parte della doglia intensa. 393Quindi ei, che al segno miserabil salse,
Ove il conforto ancor diventa affanno,
Sospirando arse, e pianse indarno, ed alse. 396Ma il suo duol fu del Ciel pia cura, ond’hanno
L’Anime in troppo lutto afflitte e lasse
Mercè più larga pel sofferto danno. 399Che dal dolor grande argomento ei trasse
Qual fosse il pregio tuo, che tanta guerra
Di tempestosi moti al cor portasse; 402E qual beltade gli ascondea sotterra
L’invida Morte, e quanto vana impresa
Era simíl trovarne altra più in terra. 405Fra tai pensier, quand’ebbe l’Alma accesa
Dell’alito divin, di cui vedesti
Colma l’aura superna in me discesa, 408Rattemprò in un balen gli affetti mesti,
E coi voti gli offerse al sommo Obbietto,
Che più durevol calma al sen gli appresti. 411Or più vivo desío gli ferve in petto,
Che a ríamar l’unico Ben lo invoglia,
Le acerbe cure a raddolcire eletto;