Perchè, se scritto in Ciel era che snodi 282Morte que’ lacci, che altrui fúr più cari,
Nelle ceneri lor tu li rannodi?
Deh! consenti ch’ei l’Alma alfin rischiari 285Con lieta luce, e dopo i lunghi pianti
A porger voti a me beata impari.
Tacque, e affisò pieni di speme i santi 288Occhi leggiadri alla Colomba eterna,
Che i rai piovea sovra i duo cori amanti; 291E Amor fra la pietà, che la governa,
E il bel tríonfo suo stette sospeso,
Qual Uom, che in sè desir contrarj alterna. 294Nave intanto scendea pel non conteso
Fiume da venti, o flutti al corso avversi
Del nobil carca, e lamentevol peso; 297Che benchè avesse i curvi fianchi aspersi
Di lucid’or fra l’aurea poppa e il rostro,
Pur di tristezza obbietto era a vedersi; 300Chè sovra il cerchio del frassineo chiostro
Nube atra di squallor vestía l’antenne
Alte, e le tinte vele in fulgid’ostro. 303Non canti, o liete grida in su le penne
De’ zefiri fra l’acque e i lidi estremi
Fean risonar la via, che il legno tenne; 306Ma lugubre opprimea silenzio, scemi
D’ogni conforto, ai nocchier pigri i sensi,
Tal che appena lambían l’onda coi remi. 309Dentro apparía fra turba, qual conviensi
Mesta a mesto Signor, l’egro sparuto
Amante in atto d’Uom che pianga, e pensi, 312Che attender sol parea languido e muto
Da Morte, che l’unico ben gli tolse,
L’unica speme, e l’infelice ajuto.