Tacquer le Grazie, e rinverdì più amena 183La selva ombrosa, e dal festevol canto
Raddoppiáro gli augei la docil vena;
Più acceso la Colomba il foco santo 186Sparse ad Amore in petto, e le sanguigne
Gocce brillar di rai parver sul manto.
La vaga Donna allor, cui pria benigne 189Negò l’orecchie Amor, placida in guisa
Di chi sul volto suo speme dipigne,
Ricominciò: Poichè non mai divisa 192Dal tuo seno è pietà, che ognor t’inspira
La celeste su te Colomba assisa,
E per te l’aere tutto intorno spira 195Gaudio, tu, Amor, nella mia voce ascolta
Un misero, che indarno arde e sospira.
Noto è a te come amaramente sciolta 198Fossi dal marital nodo, in cui giacqui
Fra le tenere tue delizie avvolta;
Pur giova il rammentar, ch’io per te piacqui 201Al Borbonio Garzon, benchè si lunge
Dal suo fosse il gentil nido, ove nacqui.
Oh quanto al geníal desio s’aggiunge 204Divino impeto allor che la tua mano
Piena di Dio l’Anime in Dio congiunge!
Ellera mai, nè vite in fertil piano 207L’olmo abbracciò sì fortemente e l’orno
Coi rami al tronco non attorti invano,
Come il mio strinse il core amato intorno, 210E come lena al sacro vincol nova
Crebbe ogni sol nel condur nuovo il giorno;
E ben di tua virtude esempio e prova 213Fu il mio raro quaggiù stato felice,
Che in me l’idea di quel che amai rinnova.