L’orrida via d’ogni conforto muta, 450E di ruine, e di fiaccate, o rase
Ossa, e di membra luride tessuta
Fiero obbietto m’offerse, onde rimase 453Sì oppresso il cor, che il novo agli occhi assalto
Superò quel delle pendevol case.
Marmorea fascia nel piombar dall’alto 456Uom guasto avea, che da soggetta loggia
Tentonne forse il disperato salto.
Sovra le intatte sponde in cruda foggia 459Senza capo giacea l’informe tronco
Lordo, e grondante di sanguigna pioggia.
L’un braccio e l’altro bruttamente monco 462Per le strappate mani, e trite in mille
Pezzi le canne fuor del collo tronco.
Il Duce mio sotto quell’atre stille 465Varcò il sentier; ed io con lena stanca
Ristetti e con attonite pupille;
Quand’ei mi disse: I passi tuoi rinfranca, 468Chè siam presso al confìn. Vana e vil tema
I piè t’annoda, ed a te il volto imbianca.
Il suo dir, e l’oprar destò l’estrema 471Forza ne’ miei smarriti spirti, e feo
L’anima del terrore inutil scema;
Tal ch’io vinsi passando il cammin reo, 474E alla meta arrivai tinto del sangue,
Che il palpitante ancor busto perdeo.
Qui nel mirar giovane Madre esangue, 477Piansi; e ben tratte avría l’acerbo caso
Lagrime da un’irata orsa, o da un angue.
Precipitato largo trave a caso, 480Su l’imbrunite e stritolate cosce
Dell’infelice Donna era rimaso.