Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/16

X

liriche, ed il Demetrio, scritti in quel genere; persuaso della prestanza loro, e della gloria che gliene derivava

Costumatissimo il Varano dalla prima giovinezza, e piacevole, allettava gli animi col suo conversare. Aveva molta conoscenza del mondo ed accortezza; ma non versò mai nel maneggio delle pubbliche faccende, e si prese poca briga delle sue domestiche. Invitato d’andarsene, dopo la morte del Conte Nigrelli, Ambasciadore della Patria a Roma, disse, che l’avrebbe accettato, se non gliene fossero spiaciute le condizioni. Divise il tempo sino all’estrema vecchiaja fra lo studio e l’esercizio della cristiana filosofia, che illustrò con pietà e carità singolare. Nè il frequente ricordarsi dell’antica e signorile sua stirpe moveva in lui da orgoglio, ma da semplice e piacevole ingenuità. Robusto di complessione e sobrio visse sano fino alla tarda vecchiaja, nè ebbe incomodo che la sordità. Contrasse solo nell’estremo della vita una languidezza di tutta la persona, restía ad ogni prova della natura e dell’arte. Si resse egli alcuni mesi, temperando con la cristiana filosofía i gravi suoi patimenti, e recitando spesso i più bei tratti delle sue Visioni: morì in Ferrara il 13 Giugno dell’anno 1788 con animo fermo e sereno. Non menò moglie, e in lui si spense il ramo ferrarese della casa Varano. La modesta pompa de’ funerali di lui venne decorata dall’intervento dell’Accademia degl’Intrepidi. Fu pubblicamente lodato dall’Abate Luigi Campi nel Duomo, ove si deposero le sue spoglie