Languíro alfin de’ nervi lassi incerte 186Le forze, e il sonno tacito mi chiuse
Le ciglia di papaveri coperte.
E forse il Sol le fiamme alto diffuse 189Avrebbe pria che quel torpor disciolto
Fosse, che nelle mie membra s’infuse;
Ma un sogno, in cui da tremiti sconvolto 192Cader l’albergo, ov’io giacea, mi parve.
Scosse, e m’aprì gli occhi smarriti in volto:
Ond’io pien dell’obbietto, che m’apparve, 195M’alzai, corsi, m’aggiunsi alla mia Guida;
E in raccontar le pria sognate larve
Svelai della divina Immagin fida 198Il visto pianto, e dissi: Oimè! che questa
È terra infausta, e a chi la piange infida.
Sospirando ei rispose: Oh manifesta 201Per sì terribil segni ira di Dio,
Tarda, ma più ne’ colpi suoi funesta!
Ben te naufrago il Ciel volle, perch’io 204Da’ tuoi congiunti ai miei prodigj orrendi
Scorga le preparate al Popol mio
Lagrime amare e stragi. Ah! se tu prendi 207Tenera parte negli affanni altrui,
Odi gran cose e a quel che narro, attendi.
Condottier nella ferma etade io fui 210Di nave carca, e me dal mio disgiunsi
Nido, spregiando il mar co’ sdegni sui.
Le Brasilidi piagge a premer giunsi 213Con tal sorte, che a quel, che il sangue diemme
In mio retaggio, ampio tesoro aggiunsi;
Ma non l’aurate verghe, e non le gemme, 216Nè gli odorati aromi il mio fér lieto
Desío, maggior dell’Indiche maremme;