Sì, che i nocchieri al lor periglio intenti 21Salír pe’ gradi all’aspre corde intesti
Le agitate a raccor tele stridenti
Fra i sibili del vortice funesti, 24Cui resister mal puote Ercinia e Ardenna;
Ma tal fe’ la procella impeto in questi,
Che duo di lor, in men che il dito accenna, 27L’ampia vela aggruppando all’arbor carco,
Divelti fúr dalla tremante antenna:
E come augei l’aure fendendo in arco 30Dopo un languido oimè sparver assorti
De’ golfi irati nel terribil varco.
Notte recando e verno erravan sórti 33Nel tenebrato ciel nuvoli spessi
Che ricoprían di nebbia i lidi e i porti,
Ed al crescer dell’ombre i flutti stessi 36Parean del legno sormontar le sponde,
Crescendo mole, e feritade in essi.
Venían pugnando insiem grossissim’onde, 39Altre a proda, altre a poppa, e fean in parte
Or monti erti, or voragini profonde;
E ognor del mare alla gonfiata parte 42Levavasi la nave, e al sen più basso
Avvallando rendea delusa ogni arte.
Noi pel terror immoti a par d’un sasso 45Restammo in pria; ma la vicina morte
I piè ci sciolse, ed affrettonne il passo
A librar, benchè invan, col pondo forte 48De’ corpi il lato, in cui per l’urto esterno
S’ergea troppo l’abete in dubbia sorte:
Ma pel gran moto ad ambo i lati alterno 51Lassi cademmo, e il nostro inutil corso
I tempestosi fiotti ebber a scherno.