Rompi, chè tu lo puoi, l’ignee catene
Col tuo, per esse già sparso una volta, 480Divino Sangue, dall’ aperte vene.
Tu, che hai giustizia e pace in te raccolta,
Ne pietà somma il rigor sommo aggrava, 483Tu Figlio e Dio, me Ancella e Madre ascolta,
S’io diei quel Sangue a te, che purga e lava
L’umano error; se mentre tu il versasti, 486Io compii quel, che al tuo patir mancava.
Fin pose appena ai dolci accenti e casti,
Che le dettò Umiltà, cui ella appoggia 489Il primo onor de’ suoi materni fasti,
Che tremò l’alta rupe, e in nuova foggia
Diè il cielo, che s’ aperse, al monte assalto 492D’acuti rai con luminosa pioggia;
E fra il tremoto, e il folgorar dell’alto
Lume una Schiera uscio di lauri onusta, 495Ne saprei dir, se di sotterra o d’alto;
Schiera, che ognor serbò la Fé vetusta
Al santo fren del Successor di Pietro, 498E all’alme leggi di Teresa augusta;
Schiera, che, sciolto il vel, non fu da metro
Sacerdotal co’ voti pii compianta, 501Ne di nenie onorata e di feretro;
Ch’ altri nel suol, che d’auree spiche ammanta
Del Norico arator l’aspra cotenna, 504Lasciar la spoglia trucidata e infranta:
Altri fra il Reno, e il mar Batavo, e Ardenna:
Altri su le feconde Itale rive 507Dell’errante fra i salci umil Scoltenna;
Ed altri, ove fra viti e pingui olive
Ne’Veliterni colli i Volsci audaci 510Ebber le prische lor sedi native.