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102 annotazioni
P. 88. D’infinite colonne un lungo apparve
Ordin egual, ec.

Descrive leggiadramente l’Autore quella, che volgarmente vien detta la Fata Morgana al Faro di Messina, la quale altro non è in sostanza che una moltiplicazione d’oggetti, formata dai vapori del mare, attratti in alto dal sole, e scontratisi in quelle materie lucide, di cui è seminato il vicin monte e il lido, le quali al riverbero dei raggi solari formano, come ben dice l’Autore, altrettanti specchi erranti di varie faccie ed infinite, rappresentanti in bella mostra e moltiplice i diversi oggetti di colonne e d’archi ec., in cui s’avvengono, essendo uguale l'angolo del raggio di riflessione, a quello dell’incidenza; e pel moto continuo, in cui sono i predetti vapori, variansi altresì quasi in ogni istante le immagini rappresentate.

Pag. 90. Presi via d’orror carca e di periglio,
In cui morte di mille umane spoglie
Lordo rendea l’insanguinato artiglio.

Ben può dirsi della peste di Messina ciò che dicesi nel libro II Reg. cap. XXIX: Immisit Dominus pestilentiam in Israel a mane usque ad tempus constitutum, dovendosi l'uno e l’altro riguardar come un castigo del Cielo per i peccati che si commettono.

P. 95. Scoprii fra il frombo di percosse forti
Un giovane Guerrier sparuto e fiacco ec.

Questi, della cui morte l’Autore fa la descrizione, fu D. Luigi Grasso, Tenente del primo Battaglione Reale Napoli, come si può leggere in un libro intitolato Memoria Istorica del Contagio della città di Messina, stampato in Napoli l'anno 1745 presso Domenico Terres. La notizia di questo Uffiziale è riferita in una lettera posta in fine, del Sacerdote Francesco Campoli, scritta ad un suo amico il 20 agosto 1745, a carte 210 del libro suddetto.