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quinta 99

Pur benchè i semi infausti non divelga
     Natura all’Uom, sempre co’ moti suoi
     612Lo punge, e al pien gioir par che lo scelga.
E ben sì lieto stato i pensier tuoi
     Cercando vanno pel tuo spirto oppresso
     615Ad onta ancor di quel, che tu non puoi.
Or perchè non ti è dato entro te stesso,
     Nè per altri oprar sì, che tu provegga
     618Al perpetuo desío nell’Alma impresso,
Medita alfin, se fuor di te si vegga,
     E fuori dell’uman germe infelice
     621Chi il poter di bearti in sè possegga.
Pensa quanto pensar profondo lice;
     Troverai sol Dio di scienza eterna
     624Ottimo, onnipotente, e in sè felice:
Che del saper colla virtù superna
     L’Alma t’illustri sì, che ne sia scossa
     627La feconda d’error tua nebbia interna;
E colla somma interminabil possa
     La forza tua pari al desío ti renda,
     630Tal che appien quel che brami ognor tu possa;
E sua felicitade entro te stenda
     In guisa, che tu nulla in pago farte
     633Aíta più d’esterne cose attenda.
Questi, che tua ragion comprende a parte,
     Argomenti del ver serba, e al tuo fine
     636Beato volgi in acquistarlo ogni arte;
Nè prove altre ineffabili divine
     Ricercar dei, che in lor cupa chiarezza
     639S’ergon di frale ingegno oltre al confine.
Ma tua Fede avvisando esclama: Oh altezza
     Incomprensibil di letizia immensa!
     642Oh fonte inestinguibil di dolcezza!