Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
quinta | 95 |
Scorsa la via poco dal mar divisa,
Io teneri mirai bambin leggiadri
480Con bocca di marcioso umore intrisa
Succhiar il tosco dalle spente madri;
E altri miseri meno in fra le troppe
483Sventure lor presso gli afflitti padri
Di capre miti le villose coppe
Stringer scherzando; e queste ad essi il latte
486Docili porger con benigne poppe.
Mentre all’occaso eran le stelle tratte
Col pianeta minor dai raggi smorti,
489Con cui l'ombra la prima alba combatte,
Scoprii fra il frombo di percosse forti
Un giovane Guerrier sparuto e fiacco
492Ferri agitando a doppia fune intorti.
Non armato venía d’elmo e di giacco,
Ma coperto le ingorde ulceri solo,
495Che tutto lo rodean, d'ispido sacco.
Un cadaver parea ritto sul suolo;
Pur su la fronte un non so qual soave
498Cipiglio avea d’invidíabil duolo.
Talor, poichè più lena il piè non ave,
Languía de’ servi in braccio, e poi movea
501Raddoppiandosi i colpi il passo grave.
Mentr’ei di sè lo strazio orribil fea
Rinforzando alla voce il debil suono,
504Gridò: Figlio di Dio, che a questa rea
Anima il divo Sangue offristi in dono,
Perch’ella de’ pensier empj e dell’opre
507Chiegga, e in quel Sangue trovi ancor perdono,
Eccola ai piedi tuoi. Più non la copra
La sua ribelle a te misera carne,
510Che ulcerata e corrosa i nervi scopre.