Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/115


quinta 93

Un Vecchio allor mirai, che immobil stava
     Presso alla pira, e le rugose e smunte
     414Gote di lagrimoso umor bagnava.
Egli torvo negli occhi, e al petto aggiunte
     Le incrocicchiate man sciolse tremando
     417Tai voci a spesso sospirar congiunte:
Ahi misero! perchè non perii quando
     Da me l'amata Figlia il crudo mise
     420Colpo di morte eternamente in bando?
O perchè almeno allor me non uccise
     Duolo, ira e orror, ch’io l’insepolte e grame
     423Sue membra vidi in brani esser divise?
Mentre scagliate su putrido strame,
     Oh memoria feral! fúr de’ voraci
     426Cani serbate a sazíar la fame.
Che far potei privo di spirti audaci
     In curva età, povero d’agi e d’oro
     429Tolto a me dalle ree destre rapaci?
Chè il mio guerra mi fe’ ricco tesoro
     Più che il tosco mortal fra le sconvolte
     432Leggi, e un empio poter maggior di loro.
Oh fortunate appien l’Anime sciolte,
     Cui l’ultimo destin l’ultimo porse
     435Scampo fra tante pene insiem raccolte!
Oimè! l'aria, in cui sparto il velen corse
     Fra l'infocata estate, e i roghi accesi,
     438Rende la vita del respiro in forse.
L’acqua dei fonti in miglior stella illesi,
     Or calda, e di maligni atomi carca
     441Ributta i labbri nel gustarla offesi.
La terra stessa non appar mai scarca
     Di sordidezza marcida e di lezzo,
     444E il piede ognor vermi e putredin varca.