Spariro, e in vece lor nacque novella
Di piramidi sculte aspra foresta, 282Indi ampia valle a fiori pinta e bella;
E in mille colli, e in mille armenti questa
Cangiossi ancor; tal ch’io sclamai: Traveggo? 285O sogno forse con pupilla desta?
Ah! dove sono? E che è mai quel ch’i’ veggo?
Spiega le larve tu di questo loco, 288Che alla mia mente oscura invan lo chieggo.
Essa allor allentò di roseo foco
Le risplendenti briglie, ed ai cavalli 291Parve l’usato volo un lieve gioco;
Poi disse: Il monte su i Trinacrj calli
Namari ombroso, che al Pelóro scende, 294Fecondo ha il sen di lucidi metalli,
E dentro al mar miste all’arena stende
Parti di stibio e vetro e selenite, 297E la sals’acqua ancor fertil ne rende;
Queste dal sol cocente alto rapite
Fra i vapor densi forman specchj erranti 300Di tersissime facce ed infinite.
Quindi da una colonna a lor davanti
Mille crearne eguali ad essi accade; 303E cangian poi gli obbietti varj e tanti,
Perchè il lor moto per l’aeree strade
Cangia l’immago, e in angol è simile 306Il raggio che riflette a quel che cade.
Tu non aver quanto scorgesti a vile,
Che per cagion raro ad unirsi pronte 309Rara anche avvien la vision gentile;
Ma ognora fra le cause o ignote, o conte,
Per cui natura è di nov’opre vaga, 312Adora Lui, che d’ogni causa è il fonte.