Ed or la Donna, che di nero velo
Fasciata il viso in maestà sereno 18In sè parea parte serbar di Cielo,
E in cui grazia e beltà non venía meno
Pel bruno ammanto vil, che le copría 21Stretti con rozza fune i fianchi e il seno.
Fra lo stupore agitò l’Alma mia
Strano impeto così, ch’io stesi il piede 24Sul cocchio per tentar l’aerea via:
E già il pian ne premea; ma dubbia fede,
Tema ed orror l'assalse, e lo sospese 27Mentre salía su l’infiammata sede,
E in quel momento a me la destra prese
La Donna, e a sè con tal vigor la trasse, 30Che mio malgrado il piè sul carro ascese.
Credei, che in cener muto il corpo andasse
Fra le fiamme, che a me parver mortali; 33Pur d’ingiuria, o di duol nulla ei ritrasse;
Ch’eran fiamme innocenti, e a quella eguali,
Per cui splende, e non arde il luminoso 36Fosforo estratto dagli umani sali.
M’assisi appena, che dal suolo erboso
I fervidi cavalli il cocchio alzáro 39Sovra la sfera del vapore acquoso,
E fra il vulturno e l’austro il vol spiegáro
Rapido sì, che nel girar le rote 42Diviso ne stridea l’etere chiaro.
La Donna, mentre le sublimi ignote
Strade io scorrea coll’incarcate ciglia, 45Aperse il varco alle soavi note,
E in tai detti proruppe: I tuoi ripiglia
Spirti pel cammin nuovo oppressi, e spoglia 48Mista al vano timor la maraviglia;