s’è di ciò vergognato. E se voi riputate una stoltezza il dire, ch’Egli sia morto sopra una croce, questo vostro sentimento diviene per noi un argomento di credibilità per asserir francamente, che intatti egli è morto così. Come eziandio diviene per noi un argomento di certezza il suo glorioso Risorgimento, per ciò appunto che voi lo spacciate un impossibile; appoggiandosi, cred’io, questo Padre nel cosi argomentare a quel testo di san Paolo nell’Epistola I. ad Cor. cap. I, che dice: Praedicamus Christum Crucifixum, Judaeis quidem scandalum, Gentibus autem stultitiam. Or siccome questa idea dei Giudei e dei Gentili è del tutto conforme alle massime, che del falso onore e della fallace gloria mondana suggerisce lo storto pensare della guasta umana natura, quindi l’Autore prende a spiegare la seconda proposizione di Tertulliano da quel verso
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Gli sparsi dal primo Uom semi funesti
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mostrando come l’incarnata Sapienza, a disingannare gli uomini delle false idee da lor concepite intorno al vero onore, s’appigliò ad una vita umile ed abbietta, siccome quella che sicuramente li guidava all’eterna salute; onde l’esempio di un Dio umanato, che canonizzava in se stesso gli avvilimenti di una vita povera, e gli obbrobrj della croce, fosse per loro un invincibile argomento a ricredersi della vana opinione, che formavansi riguardo all’onore. Questo modo di argomentare, che non è per verità secondo il rigor dialettico, egli è però del tutto conforme ai principj della cristiana filosofia, cui l’Autore pretende di esporre e sostenere in questa sua Visione.
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Mentre il chiaror qualunque sia che mande
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L’Onor caduco, ec.
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Della vanità del mondano onore dicesi nel cap. II del primo libro de’ Maccabei: Gloria ejus stercus, et vermis est; e l’Apostolo: Quod altum est hominibus, abominatio est coram Deo.