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EPOCA QUARTA. CAP. I. n5 che tutti quei nostri prosatori del uecento, lessi.775. e postillai poi, con quanto frutto, noi so. Ma fatto si è, che chi gli avesse ben letti quanto ai lor modi, e fosse venuto a capo di prevalersi con giudizio e destrezza dell’oro dei loro abiti, scartando i cenci delle loro idee, quegli potrebbe forse poi ne’ suoi scritti si filosofici che poetici, o istorici, o d’altro qualunque genere, dare una ricchezza, brevità, proprietà, e forza di colorito allo stile, di cui non ho visto finora nessuno scrittore italiano veramente andar corredato. Forse, perchè la fatica è improba; e chi avrebbe l’ingegno e la capacità di sapertene giovare, non la vuol fare; e chi non ha questi dati, la fa invano. CAPITOLO SECONDO. Rimessomi sotto il Pedagogo a spiegare Orazio. Primo Viaggio letterario in Toscana. Verso il principio dell’anno 76, trovandomi 1776. già da sei e più mesi ingolfato negli stud) italiani, mi nacque una onesta e cocente vergo-1 gna di non più intendere quasi affatto il Lati», no, a segno che, Uovando quà e là, come ao