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EPOCA QUARTA. CAP. I. aS allo stile, mi cadevano dalle mani per la lan- 1778. guidezza, trivialità, e prolissità dei modi e del verso, senza parlare poi della snervatezza dei pensieri. Tra le men cattive Jessi e postillai la quattro traduzioni del Paradisi dal francese, e la Merope originale del Maffei. E questa, a luoghi mi piacque bastantemente per lo stile, ancorché mi lasciasse pur tanto desiderare per adempirne la perfettibilità, 0 vera, 0 sognata, ch’io me n’andava fabbricando nella fantasia. E spesso andava interrogando me stesso:,,Or, perché mai questa nostra divina lingua, si maschia anco ed energica e feroce in bocca di Dante, dovrà ella farsi cosi sbiadata ed eunuca nel dialogo tragico? Perché il Cesarotti, che si vibratamente verseggia nell’Ossian, cosi fiaccamente poi sermoneggia nella Semiramide e nel Maometto del Voltaire da esso tradotte? Perché quel pomposo galleggiante scioltista caposcuola, il Frugoni, nella sua traduzione del Radamisto del Crebillon, è egli si immensamente minore del Crebillon e di se medesimo? Certo, ogni altra cosa ne incolperò che la nostra pieghevole e proteiforme favella., „ E questi dubbj ch’io proponeva ai miei amici e censori, nissuno me li sciogliea. L’ottimo Paciaudi mi raccomandava frattanto di non ti»