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DI VITA VITTORIO ALFIERI. >775. di, 0 di voci, tutto feceva per superarle Indovinando; ed in molte non riuscendo, le poche poi ch’io vinceva mi insuperbivano tanto più. In quella prima lettura io mj cacciai piuttosto in corpo un’indigestione che non una vera quintessenza di quei quattro gran luminari;ma mi preparai cosi a ben intenderli poi nelle letture susseguenti, a sviscerarli, gustarli, e forse anche rassomigliarli. Il Petrarca però mi riuscì ancor più difficile che Dante; e da principio mi piacque meno; perchè il sommo diletto dai Poeti non si può mai estrarre, finché si combatte coll’intenderli. Ma dovendo io scrivere in verso sciolto, anche di questo cercai di formarmi dei modelli. Mi fu consigliata la traduzione di Stazio del Bentivoglio. Con somma avidità la lessi,studiai, e postillai tutta; ma alquanto fiacca me ne parve la struttura del verso per adattarla al dialogo tragico. Poi mi fecero i miei amici Censori capitare alle mani l’Ossian del Cesarotti; e questi furonó i versi sciolti che davvero mi piacquero, mi colpirono, e m’invasarono. Questi mi parvero, con poca modificazione, un eccellente modello pel verso di dialogo. Alcune altre tragedie o nostre Italiane, o tradotte dal francese, che io volli pur leggere sperando d’impararvi almeno quanto