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i6 VITA DI VITTORIO ALFIERI. 1775. tura, talvolta pure sconsiderato per impeto, non riflette! nel prendere quella risoluzione, che in quei monti mi tornerebbe fra i piedi la raaladettissima lingua francese,che con si giusta e necessaria ostinazione io m’era proposto di sfuggir sempre. Ma a questo mi indusse quell’Abate, ch’io dissi m’avea accompagnato in quel viaggio ridicolo fatto l’anno innanzi a L’emblematica ancor Trina Facella, E le Sante Colonne, e il Tempio antico, Richiederian più nobile favella. Dunque taci.balorda, io tei ridico;. E tei dicono pur a un tempo istesso Color che l’Architetto han per amico. Se d’arroisir ti fora ancor concesso. Pensando sol alla scabrosa impresa, Cetra, davver tu arrossiresti adesso. E così finiva questa eterna invocazianeT alla Cetra, la quale rispondeva da par sua. Strano è che fatti tanti versi inutili, non ce ne aggiungessi uno in fine necessario, per chiudere il Capitolo con la rima secondo le regole. Ma niuna regola mi s’era ancor fitta in capo.