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i4 VITA DI VITTORIO ALFIERI.
- 77^’ monte e il Delfinato, e passai quasi due mesi
in un borguccio, chiamato Cezannes a’piedi E «e pur ti svelasse un tanto arcano, Avresti tu sì nobili concetti E ad innalzare il voi bastante mano? Ah, scusatela sì, fratei diletti, Non ragiona l’insana, oppur delira Quando canta di voi con versi inetti. Cetra, di già tu m’hai destato all’ira. Taci, rispetta, credi, e umil t’inchina; Tanto e non più concede or chi t’inspira. Tu cantar de’miiterj, tu meschina? Che la semplice Loggia, e quanto acchiude, Mal descriver sapresti, ahi poverina! Di quel raggio d’angelica virtude, ’ Che in viso al Venerabile sfavilla, Come cantar con le tue voci crude? Come, quella di noi dolce pupilla, Il Primo Vigilante, in cui s’arresta Quando emana dal Tiono ogni scintilla? Come il Secondo, che la Loggia assesta Colla fida presenza, ed implorato Di avvicinarci al Trono, a ciò s’appresta? Come di quei che al gran Maestro a lato Siedono maestosi Consiglieri, Ch* il tempo infra i Misterj han consumato?