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6 VITA DI VITTORIO ALFIERI. 1775 della natura mia, una debolissima ed incerta ricordanza delle varie tragedie francesi da me viste in teatro molti anni addietro; che deb¬ bo dir per il vero, che fin allora lette non ne avea mai nessuna, non che meditata; aggiun¬ gevasi una quasi totale ignoranza delle regole deir arte tragica, e l’imperizia quasi che totale ( come pub aver osservato il lettore negli ad¬ dotti squarci ) della divina e necessarissima ar¬ te del bene scrivere e padroneggiare la mia propria lingua. Il tutto poi si ravviluppava nell’indurita scorza di una presunzione, o per dir meglio, petulanza incredibile, e di un tale impeto di carattere, che non mi lasciava, se non se a stento e di rado e fremendo, conosce¬ re, investigare, ed ascoltare la verità. Capita¬ li, come ben vede il lettore, pii adatti assai per estrarne un cattivo e volgare principe, che non un autor luminoso. Ma pure una tale segreta voce mi si face» udire in fondo del cuore, ammonendomi in suono anche pii energico che noi faceano i miei pochi veri amici : » E’ ti convien di neces¬ sità retrocedere, e per cosi dir, rimbambire, studiando ex professo da capo la grammatica, e susseguentemente tutto quel che ci vuole per sapere scrivere correttamente e con arte. w E