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EPOCA SECONDA. CAP. VII | 87 |
bile, che pure feci con molta ostinazione, ed [1763] anche con un qualche diletto, ma con quasi nessunissiimo utile. Fu quella lettura che cominciò a farmi cader di credito i Preti, e le loro cose. Ma presto posi da parte il Fleury, e non ci pensai più. E que’ miei estratti che non ho buttati sul fuoco sin a questi anni addietro, mi hanno fatto ridere assai quando li riscorsi un pocolino, circa venti anni dopo averli stesi. Dall’Istoria Ecclesiastica mi ringolfai nei Romanzi, e rileggeva molte volte gli stessi, tra gli altri, Les Mille et une Nuit.
Intanto, essendomi stretto d’amicizia con parecchi giovanotti della Città che stavano sotto l’Ajo, ci vedevamo ogni giorno, e si facevano delle gran cavalcate su certi cavallucci d’affitto, cose pazze da fiaccarcisi il collo migliaja di volte non che una; come quella di far a correre all’in giù dall’Eremo di Camaldoli fin a Torino, ch’è una pessima selciata, erta a picco, che non l’avrei fatta poi neppure con ottimi cavalli per nessun conto; e di correre pe’ boschi che stanno tra il Po e la Dora, dietro a quel mio cameriere, tutti noi come cacciatori, ed egli sul suo ronzino faceva da cervo; oppure si sbrigliava il di lui Cavallo scosso, e si inseguiva con grand’urli, e scop-