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84 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1763] na di un cavallo; arte, nella quale divenni poi veramente Maestro molti anni dopo. Mi trovavo allora essere di statura piuttosto piccolo, e assai graciletto, e di poca forza nei ginocchi che sono il perno del cavalcare: con tutto ciò la volontà e la molta passione supplivano alla ’ forza, e in breve d feci dei progressi bastanti, massime nell’arte della mano, e dell’intelletto reggenti d’accordo, e nel conoscere e indovinare i moti e l’indole della cavalcatura. A questo piacevole e nobilissimo esercizio io fui debitore ben tosto della salute, della cresciuta, e d’una certa robustezza che andai acquistando a occhio vedente, ed entrai si può dire in una nuova esistenza.

Sepolto dunque lo Zio, barattato il Tutore in Curatore, fatto Maestro dell’Ani, liberato dal giogo di Andrea, ed inforcato un Destriero, non è credibile quanto andassi ogni giorno più alzando la cresta. Cominciai a dire schiettamente e al Priore, ed al Curatore, che quegli studj della Legge mi tediavano, che io ci perdeva il mio tempo, e che in una parola non li -voleva continuare altrimenti. Il Curatore allora abboccatosi col Governatore dell’Accademia, conchiusero di farmi passare al Primo Appartamento,educazione molto larga,di cui ho parlato più sopra.