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EPOCA SECONDA. CAP. VII 83


compatire alcuni Principi, che senza essere affatto [1763] imbecilli si lasciavano pure guidare da gente che avea preso il sopravvento sovr’essi nell’adolescenza: età funesta,per la profondità delle ricevute impressioni.

Il primo frutto ch’io raccolsi dalla morte dello Zio, fu di poter andare alla cavallerizza; scuola che sino allora mi era stata sempre negata, e ch’io desiderava ardentissimamente. Il Priore dell’Accademia avendo saputa questa mia smaniosa brama d’imparare a cavalcare peilsò di approfittarsene per mio utile; onde egli pose per premio de’miei studj la futura equitazione, quand’io mi risolvessi a pigliare all’Università il primo grado della scala Dottoresca, chiamato il Magistero, che è un esame pubblico alla peggiodei due anni di Logica, Fisica, e Geometria. Io mi vi indussi subito; e cercatomi un Ripetitore a parte, che mi tornasse a nominare almeno le definizioni di codeste mal fatte scuole, in quindici o venti giorni misi assieme alla diavola una dozzina di periodi Latini tanto da rispondere a quei pochi Quesiti,che mi verrebbero fatti dagli Esaminatori. Divenni dunque io non so come in meno d’un Mese Maestro matricolato dell’Arti, e quindi inforcai per la prima volta la schie-