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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1763] la natura delle cose; poiché quando, o per malattia, o per briachezza, o per altra cagione, un viso umano dà in codesto sconcio rossore, tutti se lo nascondono potendo, o mostrandolo fanno ridere o- si fan compatire. Codesti ceffi Francesi mi lasciarono una lunga e profonda impressione di spiacevolezza, e di ribrezzo per la parte femminina di quella nazione. L’altro ramo di disprezzo che germogliava in me per costoro, era nato, che imparando poi la Geografia tanti amii dopo, e vedendo su la carta quella grandissima differenza di vastità e di popolazione che passava tra d’Inghilterra, o la Prussia e la Francia, e sentendo poi sempre dire dalle nuove di guerra, che i Francesi erano battati e per mare e per terra; aggiuntevi poi quelle prime notizie avute sin dall’infanzia, che i Francesi erano stati padroni della città d’Asti più volte; e che in ultimo vi erano poi stati fatti prigionieri in numero di sei,o sette mila e più, presi come dei vigliacchi senza far punto difesa, essendo visi portati, al solito, così arrogantemente e tirannicamente prima di esserne scacciati: queste diverse particolarità, riunite poi tutte, e poste sul viso di quel mio maestro di ballo, della di -cui caricatura e ridicolezza parlai già sopra, mi lascia-