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74 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


rucca, divenuta immediatamente lo scherno di tutti i compagni petulantissimi. Da prima io m’era messo a pigliarne apertamente le parti; ma vedendo poi ch’io non poteva a nessun patto salvar la parrucca mia da quello sfrenato torrente che da ogni parte assaltavala, e ch’io,andava a rischio di perdere anche con essa me stesso, tosto mutai di bandiera, e presi il partito il più disinvolto, che era di sparruccarmi da me prima che mi venisse fatto quell’affronto, e di palleggiare io stesso la mia infelice parrucca per l’aria, facendone ogni vitupero. Ed in fatti, dopo alcuni giorni, sfogatasi l’ira pubblica in tal guisa, io rimasi poi la meno perseguitata, e direi quasi la più rispettata, parrucca, fra le due o tre altre che ve n’erano in quella stessa galleria. Allora imparai, che bisognava sempre parere di dare spontaneamente, quello che non si potea impedire d’essserti tolto.

In quell’anno mi erano anche stati accordati altri maestri; di Cimbalo, e di Geografia. E questa, andandomi molto a genio quel balocco della Sfera e delle Carte, l’aveva imparata piuttosto bene, e mista un pocolino alla Storia, e massimamente all’antica. Il maestro, che me l’insegnava in Francese, essendo egli