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EPOCA SECONDA. CAP. VI |
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nevolissima. Forse vi si opponeva quel Servo [1763] Andrea, al quale spendendo egli per conto mio (e suo, credo ad un tempo) tornava più comodo di far delle note, e di tenermi così in maggiore dipendenza di lui. Nel finire deiranno 1762, essendo io passato allo studio del Dritto Civile, e Canonico; Corso, che in quattr’anni conduce poi lo scolare all’apice della gloria, alla laurea avvocatesca; dopo alcune settimane legali, ricaddi nella stessa malattia già avuta due anni prima, quello scoppio universale di tutta la pelle del cranio: e fu il doppio dell’altra volta, tanto la mia povera testa era insoffe’ rente di fare in se conserva di definizioni, digesti, e simili apparati dell’uno e dell’altro Gius; nè saprei meglio assimilare lo stato fisico esterno di quel mio capo, che alla terra quando riarsa dal Sole si screpola per tutti i versi, aspettando la benefica pioggia che la rimargini. Ma dal mio screpollo usciva in copia un umore viscoso a tal segno, che questa volta non fu possibile ch’io salvassi i capelli dalle odiose forfici; e dopo un mese uscii di quella sconcia malattia tosato ed imparruccato. Quest’accidente fu uno del più dolorosi ch’io provassi in vita mia; si per la privazione dei capelli, che pel funesto acquisto di quella par-