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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1762] come nostro Tutore, di far venire in Torino la mia sorella carnale, Giulia, che era la sola di padre; e di porla nel Monastero di S. Croce, cavandola da quello di S. Anastasio in Asti, dove era stata per più di sei anni sotto gli auspici di una nostra Zia, vedova del Marchese Trotti, che vi si era ritirata. La Giulietta cresceva in codesto Monastero in-Asti, ancor più ineducata di me; stante l’imperio assoluto, ch’ella si era usurpato su la buona Zia, che non se ne potea giovare in nessuna maniera, amandola molto, e guastandola moltissimo. La ragazza si avvicinava ai quindici anni, essendomi maggiore di due e più anni. E quell’età, nelle/nostre contrade per lo più non è muta, ed altamente anzi già parla d’amore al facile e tenero cuore delle donzelle. Un qualche suo amoruccio, quale può aver luogo in un Monastero, ancorché fosse pure verso persona cht convenientemente l’avrebbe potuta sposare, dispiacque allo Zio, e Io determinò a farla venir* in Torino; affidandola alla Zia materna, Monaca in S. Croce. La vista di questa sorella, già da me tanto amata, come accennai, e che ora tanto era cresciuta in bellezza, mi rallegrò anche molto; e confortandomi il cuore e lo spirito, mi restituì anche molto in salute. E