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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1761] di cui io feci il Corso intero, cioè spiegati i primi sei libri di Euclide, io non ho neppur mai intesa la Quarta Proposizione; come neppure la intendo adesso; avendo io sempre avuta la testa assolutamente anti-geometrica. Quella scuola poi di Filosofia Peripatetica che si faceva il dopo pranzo, era una cosa da dormirvi in piedi. Ed in fatti,nella prima mezz’ora si scriveva il Corso a dettatura del Professore; e nei tre quarti d’ora rimanenti, dove si procedeva poi alla spiegazione fiatta in Latino, Dio sa quale, dal Catedxatico, noi tutti scolari, inviluppati interamente nei respettivi raantelloni, saporitissimamente dormivamo; nè al-, tro suono si sentiva tra quei Flosofi, se non se la voce del Professore languente, che dormicchiava egli pure, ed i diversi tuoni dei russatoti, chi alto, chi basso, e chi medio; il che faceva un bellissimo concerto. Oltre il potere irresistibile di quella papaverica Filosofia, contribuiva anche molto a farci dormire, principalmente noi Accademisti, che avevamo due o tre panche distinte alla destra del Professore, r aver sempre i sonni interrotti la mattina dal doverci alzar troppo presto. E ciò, quanto a me, era la principal cagione di tutti i miei incomodi, perchè lo stomaco non aveva tempo