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48 | VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
[1759] gliare una sillaba, e non potendo io arrivare nep pure a 400, ed anche non bene; cosa, di cui mi angustiava moltissimo. E per quanto mi vo ora ricordando dei moti del mio animo in quelle battaglie puerili,mi pare che la mia indole non fosse di cattiva natura;perchè nell’atto dell’esser vinto da quei dugento versi di più, io mi sentiva bensì soffocar dalla collera, e spesso prorompeva in un dirottissimo pianto, e talvolta anche in atrocissime ingiurie contro al rivale; ma pure poi, o sia ch’egli si fosse migliore di me, o ch’io mi placassi non so come, essendo noi di forza di mano uguali all’incirca, non ci disputavamo però quasi mai, e sul totale eramo quasi amici. Io credo, che la mia non piccola ambizioncella ritrovasse consolazione e compenso dell’inferiorità della memoria, nel premio del Tema, che quasi sempre era mio; ed inoltre, io non gli poteva portar odio, perchè egli era bellissimo; ed io,anche senza secondi fini, sempre sono stato assai propenso per la bellezza, si degli animali che degli uomini, e d’ogni cosa; a segno che la bellezza per alcun tempo nella mia mente preoccupa il giudizio, e pregiudica spesso al vero.
In tutto quell’anno dell’Umanità,! miei costumi si conservarono’ ancora innocenti e