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38 | VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
[1758] di molta sagacità e di bastante educazione secondo il suo stato ed il nostro paese, dove il saper leggere e scrivere non era allora comune. Era di Luglio nel 1768, non so qual giorno, quando io lasciai la casa materna, la mattina di buonissima ora. Piansi durante tutta la prima posta; dove poi giunto, nel tempo che si cambiava i cavalli, io volli scendere nel cortile, e sentendomi molto assetato senza voler domandare un bicchiere, nè far attinger dell’acqua per me, accostatomi all’abbeveratolo de’cavalli, e tuffatovi rapidamente il maggior corno del mio cappello, tanta ne bevvi quanta ne attinsi. L’Ajo Fattore, avvisato dai postiglioni, subito vi accorse sgridandomi assai; ma io gli risposi, che chi girava il Mondo si doveva avvezzare a tal cose, e che un buon soldato non doveva bere altrimente. Dove poi avesse io pescate queste idee Achillesche, non lo saprei: stante che la madre mi aveva sempre educato assai’ mollemente, ed anzi con risguardi circa la salute affatto risibili. Era dunque anche questo in me un impetino di natura gloriosa, il quale si sviluppava tosto che mi veniva concesso di alzare un pocolino il capo da sotto giogo.
E qui darò fine a questa prima Epoca di