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EPOCA PRIMA. CAP. V. 35


prima di rimarginare; e per più giorni dovei [1757] stare al bujo, perchè si temeva non poco per l’occhio, stante la infiammazione e gonfiezza smisurata, che vi si era messa-. Essendo poi in convalescenza, ed avendo ancora gl’impiastri e le fasciature, andai pure con molto piacere alla Messa al Carmine; benché certo quell’assetto spedalesco mi sfigurasse assai più che non quella mia reticella da notte, verde e pulita, quale appunto i Zerbini d’Andalusia portano per vezzo. Ed io pure, poi viaggiando nelle Spagne la portai per civetteria ad imitazione di essi. Quella fasciatura dunque non mi facea nessuna ripugnanza a mostrarla in pubblico: o fosse, perchè ridea di un pericolo corso mi lusingasse; o che, per un misto d’idee ancora informi nel mio capicino, io annettessi pure una qualche idea di gloria a quella ferita. E così bisogna pure che fosse; poiché, senza aver presenti alla mente i moti dell’animo mio in quel punto, mi ricordo bensì che ogniqualvolta s’incontrava qualcuno che domandasse al Prete Ivaldi cosa fosse quel mio capo fasciato; rispondendo egli, ch’io era Cascato; io subito soggiungeva del mio, Facendo l’esercizio.

Ed ecco, come nei giovanissimi petti, chi ben li studiasse, si vengono a scorgere manifa-