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EPOCA PRIMA. CAP. IV. 29

Nonna partì. Ma quell’istesso io, che con tanta [1757] pertinacia aveva ricusato ogni dono legittimo della Nonna, più giorni addietro le avea pure involato in un suo forziere aperto un ventaglio, che poi celato nel mio letto, mi fu ritrovato dopo alcun tempo: ed io allora dissi, com’era vero, di averlo preso per darlo poi alla mia sorella. Gran punizione mi toccò giustamente per codesto furto: ma, benché il ladro sia alquanto peggior del bugiardo, pure non mi venne più nè minacciato nè dato il supplizio della reticella: tanta era più la paura che aveva la mia madre di farmi ammalare di dolore, che non di vedermi riuscire un po’ ladro: difetto, per il vero, da non temersi poi molto, e non difficile a sradicarsi da qualunque ente non ha bisogno di esercitarlo. Il rispetto delle altrui proprietà, nasce, e prospera prestissimo negli individui che ne posseggono alcune legittime loro.

E qui, a guisa di Storietta, inserirò pure la mia prima Confessione spirituale, fatta tra i sette ed otto anni. Il maestro mi vi andò preparando, suggerendomi egli stesso i diversi peccati ch’io poteva aver commessi, dei più de’ quali io ignorava persino i nomi. Fatto questo preventivo esame in comune col Don Ivaldi, si fissò il giorno in cui porterei il mio