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VITA DI VITTORIO ALFIERI. |
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[1756]te, e corredata di tutta quella pompa di cose, che nel ragazzi lasciano grand’impressione. Questa, dopo essere stata alcuni giorni con la mia madre, per quanto mi fosse andata accarezzando moltissimo in quel frattempo, io non m’era per niente addimesticato con lei, come salvatichetto ch’io m’era: onde, stando essa poi per andarsene, mi disse ch’io le doveva chiedere una qualche cosa, quella che più mi potrebbe soddisfare, e che me la darebbe di certo. Io, a bella prima per vergogna e timidezza ed irresoluzione, ed in seguito poi per ostinazione e ritrosia,incoccio sempre a rispondere la stessa e sola parola, Niente: e per quanto poi ci si provassero tutti in venti diverse maniere a rivoltarmi per pure estrarre da me qualcosa altro che non fosse quell’ineducatissimo Niente, non fu mai possibile; nè altro ci guadagnarono nel persistere gl’interrogatori, se non che da principio il Niente veniva fuori asciutto, e rotondo; poi verso il mezzo veniva fuori con voce dispettosa e tremante ad un tempo; ed in ultimo, fra molte lagrime, interrotto da profondi singhiozzi. Mi cacciarono dunque, come io ben meritava, dalla loro presenza, e chiusomi in camera, mi lasciarono godermi il mio così desiderato Niente, e la