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  • 88 VITA DI VITTORIO ALFIERI.

1773. mia composizione paragonata ad alcune altre tragediesse di questi miei rivali poed, le quali essenziali a noi poeti; e se fossi ricco, ricompenserei in altro modo la vostra sviscerata amicizia. Ma, credete, che pur troppo l’ingegno non fà fortuna; e nel vederci accoppiati, chiunque ci prenderebbe per la Discordia e l’Invidia, quali si dipingono dai poeti e pittori. Ah duro mestiere in vero è quello, che noi pratichiamo. Come fate voi, Orfeo, per aver una faccia così allegra e giojosa? credo, che nè il Tasso, nè il Petrarca, nè alcun altro fra i più celebri poeti d’Italia, avessero mai un viso un portamento così altero, e cosi contento di sè medesimo. Io all’incontro poi, pallido, smunto, macilento, ed egro, porto scritti in fronte tutti i più funesti attributi della poesia infelice. ORFEO. Questo a voi stà benissimo. Così dev’essere il poeta tragico; sempre pensieroso, guardar bieco, trattar la fame eroicamente; lodar poco, o di nascosto; domandar mercede nelle dedicatorie; scegliere i più alti Signori per indirizzarli i suoi componimenti, sì perchè me