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. EPOCA TERZA. CAP. XV. *79 di quella mia seconda prova, andai anche te- 1775. diando molti altri, tra i quali il Conte AgostiSi mostri ognor de’mali suoi maggiore. I mezzi adopra che parran più prónti Alla salute, od al riparo almeno Del tuo regno. ’ CLEOPATRA. Mezzi non vedo, ignoto (a) Della gran pugna essendo ancor l’evento; Nè error novello, ai già commessi errori Aggiunger sò, finché mi sia palese. D’Azzio lasciai l’instabil mar coperto, Di navi, e d’armi, e d’aguerrita gente, Sì che l’onda in quel dì vermiglia, e tinta Di sangue fu, di Roma a danno ed onta. Era lo stuol più numeroso, e forte, ’ Quel ch’Antonio reggea, e le sue navi, Ergendo in mar li minaccievol rostri, Parean schernir coll’ampia mole i legni Piccioli, e frali del nemico altero; Si, questo è ver; ma avea la Sorte, e ì Numi («) Anco un verso falso di accenti, e da non potersi strascinare con sei par di buoi, mi toccò di far recitare nella mia prima comparsa su le scene Italiane.