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VITA DI VITTORIO ALFIERI; 1775. vero cuore, benché fosse alle spalle mie: e questa tra 1 altre. Verso 184»> il latrato del cor. Ed invano i tiranni, un tanto amore Taccian’di reo delitto; al falso grido S’oppon natura, e dice, ch’è virtude. LAMIA. Di Diomede son questi i sensi audaci, Ti diede il Ciel, forse per tua sventura Un’alma forte, generosa, e fiera: Inutil dono a chi fra Corti è nato. Poiché, dei Regi rispettando i falli Spesso adorar li deve; intanto i lumi Volgi men fieri, a mesta donna, inerme; Mira Cleopatra, impietosisci, e in pianto Scioglier ti vedo allor, gli amari detti. In pianto sì, nè rifiutar lo puote A sì fatte miserie un’alma grande: E rivendica ognor l’umanitade Gli antichi suoi sacri diritti, e augusti; Son gli infelici di pietà ben degni, Ancor che rei. DIOMEDE. Da me l’abbiano tutta; Ma quando sol desta pietà, chi impera, Si piange l’uom, ma si disprezaa il Rege.