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VITA DI VITTORIO ALFIERI; 1775 di gloria. E finalmente dopo alcuni mesi di continui consulti poetici, e di logorate grammatiche e stancati vocabolar), e:di raccozzati spropositi, io pervenni ad appiccicare alla peggio cinque membri ch’io chiamai Atti, e il tutto intitolai, Cleopatra Tragedia. E avendo messo al pulito (senza forbirmene) il primo atto, lo mandai al benigno Padre Pbr ciaudi, perch’egli me lo spilluzzicasse, e desseraene il di lui parere in iscritto. E qui pure fedelmente trascriverò alcuni versi di esso, con la risposta del Paciaudi. Nelle postille da Farovvi di miseria un quadro bello È ver che non è vizio eppur si fugge. Nè se ne parla mai; dov’ho il cervello? Della felicitade,*oh bel soggetto; La và cercando ognun, chi l’ha trovata Di grazia me lo dica, ch’io l’aspetto. Tema più bello ancor; volete udirlo? Quest’è la vanità; ma non lo canto Potrei parlar di me senza sentirlo. Dirò che sono un pazzo, e ben m’avvedo i Che lo dite voi tutti anche tacendo. Finisco, per non dir, ch’anch’io lo credo.