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EPOCA TERZA. CAP. XV. pure davvero infiammando a poco a poro del *77®* per me nuovo bellissimo ed altissimo amore Ma questo non è ver, se l’ha sognato. Chi conosce i Poeti ha già capito Ch’Apolline vuol esser corbellato. M’accingerò de’vizj a voi cantare. No, che reggono il mondo, e a me potrebbe Da ciò, biasimo e lutto ridondare. Della virtude adunque; è contrabbando, E tanta gli han imposta la gabella. Che quasi non si trova anche pagando.. Dirò della bellezza delle donne? Ah quanto dicon più quei dolci sguardi Che additan che son Angeli fra gonne. Canterò della vita ogni vicenda. Ma se la vita è un sogno molto breve, Le vicende d’un sogno, e chi le intende? Dé ricchi canterei se avessi fronte Come l’hanno i poeti tutti quanti, E poi già tai menzogne a voi son conte. Dirovvi della morte; oh quanto è trista Non ne vorreste udir neppur parola, Ma nel pensarci mai, nulla s’acquista. Dirò di quest’alloro qualcosetta Il qual cingemi il crin modestamente.. Zitto, ch’io mel donai, lo strappo in fretta.