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a68 VITA DI VITTORIO ALFIERI. 1775. nienza e decenza, qui tributare alla verità. Fra queste si fatte scede io mi andava Ma tu cetra cantasti già di tanti, E chi strider ti fa vuoi tralasciare. No che sarebbe ingiusto, hai da cantare; Per la soddisfazion di tutti quanti. Dirò dunque di me, per mia disgrazia Che senza la stoltezza avrei tacciato, E forse molto meglio avria vaUuto, Per conservar di voi la buona grazia. O né poeti innata impertinenza! Biasimare mi vuó, m’innalzo al cielo, Eppur se penso a me io sudo e gelo. Ed abusando vó della pazienza. Lascio giudici voi; sassi gettate S’un Poeta vi pajo da sassate. Io confesso pian pian, che vado altero D’avervi detto scioccamente il vero. COLASCIONATA TERZA. Apolline già stufo di vagare, Nè sapendo che far, s’infinge adesso Che l’ha pregato alcun di ricantar*;