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EPOCA TERZA. CAP. XV. *65 sto modo, senza avvedermene, io per non doVQjTmi vergognar di bel nuovo, in pubblico ’ Io comincio da voi, donne, e vi cbieggio, Se non fossero sciocchi, i dolci sposi; Come fareste poi cogli amorosi? Ecco che già fra voi sciocchezza è in preggio. E diiovvi di più, se un scimunito Non scorgeste in chi v’ama al sol parlare. Impazzireste già, per non sfogare Quello di civettar dolce prurito. Oh quanto giubilate, voi zitelle. Se vi trovate aver le madri sciocche! La scuola fate li di filastrocche. Che c’infilzate poi, leggiadre, e belle. Dunque, o donne, negar non mi saprete Che la nolstra sciocchezza vi fa liete.
- Passo agli uomini adesso, e ben distinti
In moltissime schiere li ravviso. Oh quanta gioja appar dei figli in viso. Ch’aver stolidi i padri son convinti I ’ 1 lor vizj sen vanno nascondendo, E se avvien ch’un molesto creditore. Stufo di passeggiar mova rumore Il buon vecchietto allor paga ridendo. Ed all’incontro poi li padri avari