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  • 54 VITA DI VITTORIO ALFIERI.

1775. e ruggendo, passai i primi quindici giorni di questa mia strana liberazione. Alcuni amici mi visitavano; e mi parve anco mi compatissero;^ forse appunto perchè io non diceva parola per lamentarmi, ma il mio contegno ed il volto parlavano in vece mia. Mi andava provando di leggere qualche cosuccia, ma.non intendeva neppur la gazzetta,non che alcun menomo libro; e mi accadeva di aver letto delle pagine intere cogli occhi,e talor con le labbra, senza pure saper una parola di quel ch’avessi letto. Andava bensì cavalcando nei luoghi solitari, e questo soltanto mi giovava un poco si allo spirito che al corpo. In questo semi-frenetico stato passai piò di due mesi sino al finir di Marzo del 76; finché ad un tratto un’idea nuovamente insortami cominciò finalmente a svolgermi alquanto e la mente ed il cuore da quell’unico e spiacevole e prosciugante pensiero di un si fatto amore. Fantasticando un tal giorno cosi fra me stesso, se non sarei forse in tempo ancora di darmi al poetare, me n’era venuto, a stento ed a pezzi, fatto un piccolo saggio in quattordici rime, che io,riputandole un Sonetto, inviava al gentile e dotto Padre Paciaudi, che trattavami di quando in quando, e mi si era sempre mostrato ben affetto, e ria